giovedì 7 marzo 2013

stories of living-2

-New York, 7/03/1972
Era autunno.
Ero a New York, nella fittissima e cupa città di New York giri l'angolo e vedi una
rapina, o uno stupro. Quel giorno giravo per le strade di quella bellissima città, vedevo le persone sorridere, scherzare, ridere e parlare. Ero andato lì per osservare com'era la vita laggiù, un mondo totalmente diverso dal mio. Ad un certo punto vidi un ragazzo. Un ragazzo solo, triste, malinconico, con la voglia di vivere ormai a terra, pronto però a scatenare la sua rabbia. Lo notai subito perchè stava correndo più forte che poteva, con le lacrime agli occhi che scorrevano sul suo volto. Non sapevo perchè corresse, non c'entrava l'amore. Lo intuii perchè non era il tipo, era l'identità che lo spingeva a correre, essere liberi di essere. Liberi di correre, liberi di volare e di essere felici per sempre. Erano gli anni 70, ricordo ancora le sue bretelle cadute a terra e i suoi RayBan frantumati in mille pezzi. Riconoscevo il dolore, era addolorato di tutto, inciampava sempre, graffiandosi continuamente i polsi. Cercai di scavare nel suo passato, era come se avessi avuto una visione. Vedevo completamente la sua vita, anno per anno, giorno per giorno, vedevo come era stato da bambino, era diverso da tutti gli altri, scriveva, disegnava, leggeva, se ne stava sempre nella sua casetta sull'albero. Veniva escluso dal mondo che lo accerchiava, voleva essere escluso. Ma quel giorno era pronto, pronto per ricominciare a vivere. Più o meno avrà avuto sui 18 anni compiuti, lo misi bene a fuoco. Mi ero sbagliato. Era follemente innamorato, innamorato della vita, dei rischi, della tentazione. Tutte cose che aveva acquisito solo in questi ultimi anni. Solo l'ultimo ingrediente mancava, il coraggio. Era innamorato di un ragazzo. A quel punto mi commossi, ormai ero un adulto, avevo un lavoro, una moglie e dei figli, ma amavo ed amo tutt'oggi le storie di giovani ragazzi. Voleva uscire dall'influsso di tutte quelle persone che lo avevano escluso e giudicato. Quando correva si sentiva un Dio, tutti gli altri attorno erano solo dei mostri, che volevano rovinare la sua vita. D'un tratto spuntò un sorriso sulle sue labbra, era felice, i mostri erano stati uccisi, dall'amore. Il suo ragazzo era lì, più felice di lui. I loro bacio fu così appassionante che me andai per non infierire e applaudire. Quello fu l'ultimo giorno che vissero, un attimo dopo, mentre attraversavano la strada furono colpiti da un incidente. Il mio giovane protagonista morì, mentre l'altro si salvò solo per pochi secondi per morir dopo accanto alla sua unica ragione di vita. 
Quella giornata non la dimenticherò mai, avevo subito così tante emozioni che decisi di tornare a casa. Ero triste, solo, mi sentivo un po' come il ragazzo, vuoto dentro e vuoto fuori, con la certezza di trovare un finale felice, anche se non esisteva.-




"In questo momento, siamo vivi.-
E ve lo giuro, in questo momento noi siamo infinito"
-Noi siamo infinito,2013












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